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FASCISMO TROPICALE IL BRASILE TRA ESTREMA DESTRA E COVID-19 di CLAUDILÉIA LEMES DIAS

FASCISMO TROPICALE IL BRASILE TRA ESTREMA DESTRA E COVID-19 di CLAUDILÉIA LEMES DIAS

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Descrizione

Fascismo tropicale racconta l’avanzare dell’estrema destra in Brasile, l’opera di convincimento delle fasce più deboli, indotte a consegnare la massima carica dello Stato a un uomo politico misogino, omofobo, razzista e anti ambientalista. L’arrivo della pandemia del COVID-19 ha messo in evidenza la totale l’incapacità di un governo composto da personaggi negazionisti, complottisti, difensori dell’immunità di gregge e dell’utilizzo del controverso medicinale clorochina come cura preventiva, di gestire un paese multietnico e disuguale. Il Coronavirus ha colpito soprattutto gli indigeni, i neri e la popolazione povera, come in un macabro coronamento di un progetto politico che sin dalla sua nascita difendeva la sterilizzazione di massa dei cittadini meno abbienti, l’abrogazione delle leggi in materia di protezione ambientale, l’industrializzazione dell’Amazzonia, l’inferiorità delle donne e lo sterminio della popolazione carceraria come elementi
indispensabili all’ordine e al progresso scritto nella bandiera nazionale. Si tratta di un ricco mosaico della società brasiliana e delle conseguenze nefaste prodotte dal meticoloso smantellamento delle politiche sociali, sanitarie e ambientali in nome di una idea di sviluppo incompatibile con la tutela dei diritti umani, civili e sostenibilità ambientale.

Claudiléia Lemes Dias è laureata in Legge presso la Pontificia Università Cattolica del Paraná, ha un Master in Mediazione
Familiare e in Tutela Internazionale dei Diritti Umani all’Università La Sapienza di Roma. Negli anni 2006-2008 è stata
ricercatrice presso il Dipartimento di Storia e Teoria del Diritto dell’Università di Tor Vergata. Ha pubblicato romanzi e
racconti e vinto il Concorso Nazionale Lingua Madre (2008). Nel 2015 ha creato il blog “L’arte di salvarsi” rivolto a vittime di
violenza psicologica e fisica all’interno della famiglia.


«Rendiamo il Brasile per le maggioranze! Le minoranze si devono inchinare alle maggioranze! La legge deve esistere per difendere le maggioranze. Le minoranze devono adattarsi o semplicemente scomparire!»

La battaglia condotta dal Presidente Jair Messias Bolsonaro per annientare le minoranze del Paese che governa non conosce confini e prosegue indisturbata da oltre trent’anni a riparo dei flebili meccanismi ideati dal sistema democratico per impedire che l’odio predicato da un solo uomo politico si trasformi, prima o poi, e con la sola forza di una propaganda abilmente studiata, in una verità assoluta per milioni di brasiliani.

Artefice di una politica di Stato cultrice della morte e del sacrificio, l’estrema destra brasiliana non esita a difendere il benessere/progresso/sviluppo economico come una valida ragione per disprezzare la Scienza e negare la realtà, nonostante la pandemia di Covid-19 abbia reso il Brasile uno dei paesi più colpiti al mondo per numero di morti e contagiati.

L’immagine di un paese alla mercé di una classe dirigente composta perlopiù da militari autodefiniti meri esecutori di ordini è tanto più sconvolgente quanto il potere assegnato ai lobbisti dell’agribusiness, all’industria delle armi o appartenenti alla corrente del neopentecostalismo protestante, responsabili delle politiche legate alla famiglia, alla cultura, alla salute delle donne e alle minoranze.

Emerge l’immagine di un Brasile sempre più alienato dalla realtà, scisso, grezzo e caotico, nel quale ogni verità è relativa, come in ogni regime dittatoriale.



 

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